Rosalia Sismonda

Rosalia Sismonda nasce a Torino il 21 gennaio 1846 da famiglia benestante. È nipote, da parte di padre, del parroco di Sciolze, in provincia di Torino, don Stefano Sismonda.

Assai gracile di salute, colta, pur non avendo frequentato scuole particolari è abilissima nel disegno, nella pittura e nel ricamo.

Per tutta la vita Rosalia ha un trasporto particolare per la parola di Dio. Segue la predica con grande attenzione e, alcune volte, va a chiedere spiegazioni al sacerdote che ha tenuto l’omelia.

Rimane particolarmente colpita dalla predicazione di don Clemente Marchisio.
Preghiera, meditazione e riflessione sulle prediche del beato Marchisio hanno in lei un grande ascendente e la conducono a desiderare intensamente di abbracciare la vita religiosa. Confida il suo desiderio a don Clemente, che ha grande stima di Rosalia. Diventerà il suo braccio destro.

Il 12 novembre 1875, in una piccola casa di Rivalba, quattro ragazze emettono voti privati senza indossare una particolare divisa, dando inizio, sotto la guida del loro parroco, alla futura Congregazione delle Figlie di San Giuseppe.
Intanto Rosalia esprime ai genitori il suo desiderio di entrare nel monastero delle Clarisse di Torino. Il padre nega l’assenso.
Sua madre le consiglia di rivolgersi a padre Felice Carpignano, amico del parroco di Sciolze e di don Marchisio. Ed è proprio padre Felice, a suggerirle di entrare nell’Opera di don Clemente.
È il 7 agosto 1876 quando la trentenne Rosalia giunge a Rivalba, festa di san Gaetano Thiene, chiamato il santo della Provvidenza. Al fondatore non sfugge questa coincidenza e vuole che San Gaetano sia scelto fra i protettori dell’Istituto. Rosalia vuole essere d’esempio per tutte e si sottomette, pur essendo stata designata come guida e maestra della piccola comunità, ai lavori più umili e faticosi.

Semplice e disinvolta, premurosa e comprensiva. Sono queste le caratteristiche che la distinguono e per le quali attira stima e affetto. È Rosalia, cofondatrice dell’Opera, a confezionare il primo abito religioso delle Figlie di san Giuseppe.
Torna a Torino destinata all’Opera che veniva aperta in città.
Lei è felice di questo trasferimento per due ragioni. Prima di tutto perché lì è nata e poi perché s’avvicina a suo papà.

La sua vita religiosa, a Torino, trascorre come a Rivalba: nella preghiera, nel lavoro, nel silenzio.

Il 1° settembre 1891 don Clemente accompagna suor Rosalia a Venezia, perché è stata eletta Custode della nuova casa, che riceverà gli elogi di san Pio X, che dice a riguardo: «Beati noi se tutte le religiose fossero come le Figlie di San Giuseppe».
Verso i primi di dicembre del 1903, nuovamente a Rivalba, capisce di sentirsi sempre più debole ed è costretta a mettersi a letto.

Alle 21 del 14 dicembre due Suore vanno ad avvertire il padre fondatore  che suor Rosalia ha avuto un forte attacco cardiaco e che ora desidera vederlo; anche don Clemente sta male e dice che non è riuscito a salire fino alla Casa Madre, nel castello di Rivalba, dove si trova suor Rosalia.
Nessuno dice alla suora che don Clemente è ammalato. Padre Marchisio morirà alle 5,30. Suor Rosalia riceve l’ultima assoluzione e l’ultima benedizione verso le tre del mattino, appena prima di morire.

I funerali di suor Rosalia si svolgono al castello di Rivalba il 17 dicembre, in forma privata. Oltre alle consorelle, erano presenti pochi parenti e paesani. Tutti gli altri vanno alle esequie di don Clemente Marchisio.
Anche le sue spoglie seppellite nel cimitero, con il passare degli anni andranno smarrite. Un segno estremo d’umiltà profonda che ha caratterizzato tutta la sua vita.